L’acronimo sta per Difesa Ravvicinata e Azioni di Coercizione. L’obiettivo è quello di acquisire le tecniche fondamentali per gestire i soggetti aggressivi o, comunque, resistenti all’azione di polizia, mantenendosi rigorosamente nel quadro di piena legittimità e proporzionalità dell’uso della forza.
Una tematica molto spinosa, quella del contatto fisico ravvicinato, come purtroppo ci insegnano i drammatici episodi che hanno funestato anche le cronache più recenti. Purtroppo, l’inevitabile ricorso alla forza fisica ed agli strumenti di coercizione è spesso visto come un territorio minato, dove gli operatori si sentono in balìa della presunta mancanza di certezze sui confini di legittimità dell’azione.
Parliamo al tempo stesso di inevitabilità dell’impiego della forza – quando la resistenza non è altrimenti superabile, pur trattandosi di extrema ratio – e di incertezza sulla liceità dell’azione: da una parte l’operatore si trova davanti alla costrizione ad agire coercitivamente, pena la desistenza dal portare a compimento i doveri d’ufficio, mentre dall’altra si sente esposto, quasi vulnerabile, davanti al rischio di eccessi colposi che molti colleghi vivono come esiti inevitabili, con le altrettanto inevitabili conseguenze che ne scaturiscono poi sul piano delle conseguenze giuridiche.
Abbiamo però parlato anche di “presunzione” circa l’asserita mancanza di certezze, perchè se è vero che l’argomento è critico, altrettanto vero è che una linea comportamentale a cui affidarsi serenamente deve essere comunque individuata e poi mantenuta, riconoscendone la piena legittimità sotto il profilo normativo.
Questo è stato l’obiettivo che abbiamo perseguito nell’elaborazione del DRAC: individuare i confini normativi e definire le tecniche adeguate per agire senza correre il rischio di sbagliare. In tema di impiego della forza fisica nell’azione di polizia, l’addestramento non può vertere sull’apprendimento di una metodica di combattimento basata su di un’arte marziale o di un mix di varie discipline, per un motivo molto semplice: una pattuglia di operatori – il DRAC è concepito infatti come azione di pattuglia, quindi in cooperazione assoluta tra i due componenti – non può ingaggiare un combattimento di alcun tipo. Può difendersi, certamente, in modo del tutto legittimo e proporzionato, ma l’azione non finisce con l’autodifesa; la stessa azione di difesa è soltanto il primo tempo della fase di coercizione che dovrà poi condurre al contenimento ed all’immobilizzazione – la fase di coercizione vera e propria – nel modo meno cruento possibile, con il ricorso alla forza che sia strettamente necessaria.
IL D.R.A.C È UN CORSO-STAGE DI TECNICHE OPERATIVE DI POLIZIA ARTICOLATO SU 3 LIVELLI
Nel DRAC 1sono trattati molti argomenti. Tecniche di posizionamento e di postura, comunicazione ai fini dell’interazione anche con i soggetti più ostili ed aggressivi, tecniche basilari di difesa dagli attacchi più frequentemente portati con mani e piedi, le varie opzioni per giungere al contenimento ed al bloccaggio, l’uso delle manette ed il successivo mantenimento del controllo operativo sulla persona fermata. Vengono insegnate anche le accortezze necessarie a difendersi e poi disarmare eventuali minacce portate con strumenti od oggetti acuminati e taglienti – senza eraltro illudersi circa i reali livelli di pericolosità ricollegati a circostanze di questo tipo. Nel più assoluto e stretto spirito di collaborazione sinergica tra i due operatori di pattuglia: essere in due deve rappresentare un vantaggio – anzi, spesso è l’unico vantaggio che ci sia nella realtà – per cui non si può prescindere da questo; imparare ad agire in sinergia per supplire così alle carenze di preparazione personale allo scontro fisico.
Nel DRAC 2 vengono aggiunti gli strumenti di coercizione attualmente più diffusi, ovvero il bastone estensibile, lo sfollagente e lo spray balistico.
Nel DRAC 3 vengono affrontati scenari complessi di impiego della forza, con il ricorso anche all’impiego delle armi da fuoco a distanza ravvicinata – ovviamente in contesti di simulazione non letale – facendo sperimentare all’operatore la scelta in “tempo zero” tra le possibili opzioni, tenendo bene a mente che può trattarsi di scelte anche non reversibili.
Il DRAC è un percorso formativo vero, incentrato sulle metodiche di simulazione più realistiche e progressivamente condotto – fin dal primo livello – in ottica “force-on-force”, la più avanzata metodica di simulazione attualmente applicata: le simulazioni diventano via via sempre più reali, sempre meno “simulate”, portando all’accrescimento dell’esperienza di reazione, sia mentale che fisica; si apprende a mantenere la consapevolezza situazionale al massimo livello di lucidità per evitare il rischio dell’eccesso colposo, per evitare il rischio di scelte operative sbagliate, immergendosi nelle simulazioni più realistiche e concrete.
L’obiettivo è quello che da sempre contraddistingue l’attività di accrescimento degli standard di sicurezza operativa portata da Area SAFE: non commettere errori, restare sul sicuro ed al sicuro, anche nelle situazioni più rischiose, quando siamo là fuori.